Riusciremo a vestire d’ allegria la città? Arriva il Carnevale un carrozzone pieno di guitti, dai più strampalati ai più raffinati. Facce dipinte, pupazzi di cartongesso e maschere stravaganti un mondo variopinto e burlone che in un giovedì grasso di Febbraio impazza nelle strade. La burla è permessa purché sia rispettosa. E’ tempo di ridere e dar di matto solo per poco …esorcizzare quest’ anno malsano che niente di buono ha portato. Che rimanga questa antica usanza come quando eravamo bambini, vestiti da Zorro o da leggiadre damine sotto una pioggia di coriandoli sempre pronti a sognare. Il Carnevale è arrivato pazzo e sorridente ti fa saltare come un grillo, allieva le pene, porta il buonumore. Euforico con una ventata d’ allegria ridona il sorriso a tanta gente. C’è una frase, in un celebre romanzo di Luigi Pirandello, che dice: “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”. Perché il Carnevale è la festa di tutto l’anno: indossiamo la maschera tutti i giorni. Mostriamo il volto nudo solo nel sogno; ma al mattino, prima di fare colazione, rimettiamo la maschera. Marionette le nostre maschere d’adulti nel grande teatro dell’ipocrisia a volte finiscono per essere il nostro inferno. Ci siamo ragazzi corriamo in piazza facciamo un falò bruciamo la pupazza…rimanga solo un unica maschera quella del dolore, della compassione, unica via di accesso alla vita vera.
Mirella Narducci
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