Bere la chiave
della tranquillità…
mi sbagliavo
era solo l’abisso
della vergogna.
Allucinazioni…topi
che correvano sui muri.
Nella notte volava
una scarpa dalla finestra.
Quel figlio d’una bottiglia
scioglieva nell’acido la mente.
Spugna il corpo assorbiva
tossicità alcolica.
Contavo le vene del soffitto
i suoni della strada
sgommate di camion
il sordo eco di bidoni vuoti.
Lontana dal burrone
della gorgogliante ferita
con le dita strappavo le lenzuola…
gettavo una rete nel cielo
catturando le stelle
per farne una coperta.
Corri incontro al mondo
senza quei rossi calici
che ti hanno annebbiato la vista.
Sobria sei come una rosa
aprila ha un buon profumo
mioddio… sono ancora io!
Mirella Narducci
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