Lucia continuava a guardarsi le scarpette rosse di vernice lucida. Seduta nel corridoio, vicino all’uscita di casa ,l’unica via verso la libertà dove il sole brillava e la gente passeggiava felice senza grida, solo il rumore intenso della vita. Ogni tanto alzava il capo, sperando di non udire gli urli acuti che provenivano dalla cucina, il cuore le batteva forte forte. Rassegnata e impaurita tornava ai suoi giochi alle sue fantasie, con loro si estraniava andava in un mondo lontano pieno di fate, di dolci melodie, sognava….I suoi genitori non capivano la sua tristezza superficiali ed egoisti pensavano solo ai loro interessi di persone adulte, giustificando la ragazzina con una scusa banale “capricci di bimba.” Con il loro egoismo l’avevano cancellata dalla famiglia non era nessuno non contava niente, troppo piccola per capire troppo grande per giocare con i sogni. Quel giorno la tv era a volume altissimo ma non riusciva a coprire le grida, le parole sgraziate dell’ennesimo litigio tra coniugi, un pianto angosciante riempiva ogni angolo della casa. Bastò un attimo e la piccola guadagnava l’uscita era in strada nella via non c’erano pianti, ne lacrime, ne sferzate di schiaffi le persone sembravano sorriderle. Camminava Lucia fra la gente, felice sorrideva alle sue scarpette rosse che ad ogni passo col loro tic tac gioioso, la portavano nel mondo che aveva sempre sognato.Non dimentichiamoci dell’infanzia va protetta, saranno gli adulti di domani non lasciamoli ai margini della società e della nostra coscienza. In molti spariscono nel nulla… cerchiamo di amarli.
Mirella Narducci
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