Roma di secoli fa… bella e ruffiana dove le donne con occhi assassini affacciate alle finestre curiose e ciarliere si davano del tu con le ciociare. Le s’ore Lelle, e le s’ore Cecilie quasi rovesciate in su la strada cantavano sonetti arguti e pepati. La Roma papale….dove se magna e se beve e non se paga solo che il giorno dopo, a sbornia passata. Nessuno s’azzardava a dì la verità sfacciata, al papa-re che dominava. Si perde la sacralità dei tempi negli sconci e blasfemi linguaggi della plebe romana stufa e libertina.Un inferno visionario nel cui imbuto sprofondano fatti di gola e di sesso. Il bullo passeggia col coltello arrotato e il rosario in saccoccia. Tempi bui dove una statua parla con epigrammi e motti sagaci.
Mirella Narducci
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