Doveva pur capitare, prima o poi, che ci incontrassimo. La fortuna ha voluto che fossimo soli. Lui mi guarda ed ha la forza di non abbassare gli occhi. Io lo guardo ed ho la debolezza di non distogliere i miei. Tutto si svolge al tavolo di un ristorante, dopo un anno di separazione volontaria siamo qui e non è un caso.
Io–” Ciao scusa, sono in ritardo”
Lui– “Tranquilla, sono qui da poco, c’è un traffico tremendo”
Lo guardo è molto carino come sempre, elegante ma troppo misurato. Quando l’ho conosciuto non era cosi, si lasciava andare era un po’ pazzo, come piacciono a me.
Lui–”Cosa prendi?”
Io–”Fa un po’ tu, non ho molto appetito.”
Perché ci siamo dati questo appuntamento, non ho dimenticato le angherie subite dopo un mio rifiuto di fare l’amore. Cosa stava a significare questo incontro?!A rompere il ghiaccio fu :
Lui–” Questa sera sei bellissima, ricordi la prima nostra cena. Ordinammo un gulasch piccantissimo, bevesti un litro d’acqua e avevi le lacrime agli occhi… le preferivo al pianto disperato della tua collera!”
Lei– “ Cos’è non dovevo piangere, quante volte mi hai messo in un cantone, per soddisfare le tue doti di conquistatore…io ero soltanto la tua schiava, la santa quella che lucidava le tue scarpe e preparava la colazione!”
Lui—“Abbassa la voce ti sentono tutti.”
Lei–” Non importa, devono sapere chi sei, il male che fai. Sei talmente preso di te che non ti accorgi che distruggi ogni cosa.”
C’è tensione mi sento osservata, e lui non abbassa gli occhi, quegli occhi che mi hanno fatto innamorare. Sembra spiare ogni muscolo del mio viso, vuole trovare le parole per continuare un discorso costruttivo, ma non credo ci riesca.
Lui– “Come sta tua madre?” Prova a cambiare discorso.
Lei– “Bene! E’ stata tua alleata, la cattiva sono sempre stata io! Anche se sapeva mi nascondeva tutto!”
Lui–” Cosa tutto…qualche goliardica uscita, dovuta al tuo mutismo, alle tue frustrazioni, a quei sogni segreti che rivelavi durante i tuoi sonni agitati…non era bello ascoltare le tue smanie, forse dirette a qualcuno che non ero io.”
Lei – “ Dove vuoi andare a parare, mi spii anche quando dormo, sei un maledetto!”
All’improvviso con rabbia gli gettai in faccia l’insalata russa contorno di un pregiato pesce che aspettava solo di essere mangiato.Tutti si voltarono fu una scena “brutale” così avrebbe detto una mia amica che spesso usava questo termine anche quando non era necessario. Non disse nulla si alzò e lo vidi allontanarsi. Sola, cercavo di darmi un contegno, presi il cellulare per chiamare non so chi! Mi aveva lasciata lì come un carciofo me lo meritavo ero stata troppo impulsiva, non riuscivo a perdonare. Lo vidi ritornare era andato alla toilette per pulirsi, darsi una sistemata. Lo guardai temendo una sua reazione ma i suoi occhi stranamente erano dolci.
Lui–”Non voglio chiudere la serata cosi!”
Sempre fissandomi mise sotto al tovagliolo qualcosa e lo spinse verso di me. Lo sollevai e c’erano due biglietti d’aereo, destinazione Bali un isola dell’Indonesia, un viaggio che avevo sempre sognato. Ci guardammo negli occhi potevamo leggere le stesse cose…ci amavamo, ci desideravamo forse non avevamo mai smesso. L’ atmosfera cambiò, pagò il conto e all’uscita del locale lo abbracciai e lo baciai sul collo…un sapore di maionese mi fece scoppiare in una risata contagiosa fino a casa.L’amore aveva vinto.
Mirella Narducci
“Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale”
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