Ieri ero seduta su una panca in chiesa e osservavo alcune anziane che in silenzio andavano a prendere la comunione distribuita dal sacerdote vicino all’altare. Tremolanti, con gli occhi assenti come figure trasparenti, passo dopo passo verso un cammino incerto, giungevano al sacrato. Vuote come se gli anni avessero scavato e disperso l’anima e con lei ogni risorsa, ogni aspettativa. I loro corpi segnati da una impietosa vecchiaia assumevano un aspetto dal faceto al severo, mi chiedevo se pensassero di essere felici per aver raggiunto un età cosi avanzata oppure no. Dicono che l’attaccamento alla vita con l’età si fa più forte…ma vedere quei volti dove la vita non ha lasciato più niente se non l’istinto di sopravvivenza mi dava un immensa tristezza. Ho letto da qualche parte che la vecchiaia è musona, forse in parte è vero se si pensa che con l’andar del tempo si è privati di tante gioie e piaceri e ogni giorno che ci viene regalato ci avvicina all’epilogo della nostra esistenza e ci allontana dalla lotta, dall’intraprendenza, dal fare costruttivo del nostro avvenire che una volta riempiva i giorni. E’ un fatto naturale, le forze mancano, la vista cede, il fisico ci abbandona e la competizione si fa più impari. Bisogna rimediare anche se è dura, dobbiamo far in modo che il nostro spirito voli in alto e il cuore rimanga giovane e si allontani dai luoghi comuni per non rimanere intrappolato nella memoria antica. Conoscenza e tranquillità sono le medicine per una lunga vita o almeno per superare periodi critici di questa esperienza terrena irripetibile.
Mirella Narducci
Be First to Comment