L’ultima volta che mi liberai con un pianto dirotto della mia angoscia, riuscii ad essere più obiettiva. Come una stupida avevo chiuso la porta non solo all’amore ma anche al mio cuore…ma lui batteva e avrebbe continuato ad insistere finchè non avessi aperto almeno uno spiraglio per farlo uscire e rincorrere quell’amore che avevo allontanato dalla mia vita. Il mio lui abitava ancora all’ultimo piano del mio palazzo ed anche se aveva incassato a suo tempo un mio rifiuto non smetteva di essere gentile. A volte era imbarazzante incontrarlo nell’atrio del portone, io abbassavo lo sguardo ma non mi sfuggiva il suo sorriso dolce, comprensivo. La solitudine è molto pesante, ad una certa età lo diventa ancora di più, non si combatte per l’amore ci si accontenta, non si vuole rischiare di restare feriti. E’ più facile limitare i desideri che fare una scelta…nel mio intimo avevo già deciso che non dovevo perdere quell’occasione, l’amore mi cercava i miei sentimenti avevano ripreso a lottare con la data anagrafica stampata sulla mia patente. Ogni remora sparì quando dei vecchi amici parlando di lui accennarono ad una sua malattia, una tristezza infinita mi contagiò talmente da sentirmi male. Avevo in me tanto amore da potergli donare che una scelta s’imponeva non potevo più aspettare. Lo stimavo molto e capivo che non avrebbe fatto lo stesso invito d’un tempo, spettava a me l’iniziativa dovevo fargli capire che ero cambiata e che ero profondamente innamorata di lui. Lasciai uno spiraglio al cuore che mi dettò un biglietto, il contenuto erano parole dolcissime, dove l’anima si apriva facendo capire che non avevo più paura e che lo amavo. In gran segreto salii al suo piano e davanti alla sua porta in tutta fretta infilai il biglietto che scivolò nella fessura. Al mattino ero emozionatissima, uscii e rientrai a casa diverse volte nella speranza d’incontrarlo ma niente. Ci furono altri biglietti infilati sotto la porta, ma tutti senza risposta, mi vennero tante idee strane per la testa…forse di me non ne voleva più sapere o lo avevo offeso a tal punto di frenare ogni suo tentativo di approccio. Piombai nello sconforto, passava il tempo e non sapevo più niente di lui, il mio dolore era pari al senso di umiliazione che provavo. Preoccupata chiesi alla portiera perchè al nono piano le finestre erano chiuse, lei tranquilla mi rispose che il proprietario era fuori città. Mi rasserenai c’era ancora speranza. Due giorni dopo al mattino suonò il campanello di casa, aperta la porta un mazzo di rose rosse con due gambe fecero il loro ingresso, mentre dal corridoio un intenso profumo di caffè ci avvolse. “Che buon aroma….”e la sua figura si fece spazio tra le rose sorridendo con la sua calda voce mi chiese :- Posso farti compagnia?!. Oltre ai fiori mi consegnò legati con un nastrino rosso i biglietti galeotti aggiungendo con parole sue che non avrei dovuto più scriverne perche avremmo vissuto da oggi sempre insieme sostituendo quella missiva con teneri baci. Le scelte sono spesso promesse, impegni e vanno fatte con calma e convinzione, la mia fù liberatrice da tabù e conflitti esistenziali. Ci abbracciammo ormai certi che la vita era ancora generosa con noi!
Mirella Narducci
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