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STORIA di guerra e di follia

Dal 1943 al 45 sulle nostre montagne si raggruppavano gruppi di militanti partigiani…molti erano i giovani sprezzanti del pericolo che combattevono contro il nemico. Fra questi c’era Vittorio che da tempo si era arruolato e viveva nascosto con gli altri suoi monti nei pressi del suo paese dove aveva lasciato la sua giovane moglie Adriana. Stanca per l’assenza del suo uomo un giorno decise di andarlo a trovare, la strada era ardua ma lei sapeva il luogo e l’amore la spinse ad avventurarsi fin lassù. Vittorio appena la vide ne fu felice ma nello stesso tempo era preoccupato, i tedeschi si aggiravano da quelle parti specialmente nei paesi dove facevano razzie. Passò la notte con lui in tenda, all’alba doveva fare ritorno, salutò tutti anche alcune donne partigiane e ai primi albori, in una luce pallida era pronta a discendere a valle. Aveva legato i capelli, una treccia nera le cadeva sulle spalle, senza proferir parola e senza voltarsi iniziò il cammino verso casa. I partigiani con un passa parola, avevano avvertito i gruppi militanti della zona che il nemico si avvicinava al paese, non erano molti ma avrebbero commesso soprusi di ogni genere quindi era il caso di scendere in pianura per controllare la situazione e magari proteggere la povera gente. Adriana già in cammino, ignara andava lungo il sentiero che rispetto all’andata sembrava più lungo a tratti il paesaggio riconoscibile rendeva la strada più famigliare. Lungo il pendio vide la via bianca costeggiata dai vasti campi di girasoli, al termine dei quali s’intravedeva il mulino, la prima costruzione, poi subito dopo il paese. Era felice aveva trascorso una notte d’amore, e suoi occhi brillavano ancora di quella luce. Non tutto era perduto questo periodo sarebbe passato e poi non si sarebbe più separata da lui. Aveva preso a camminare lungo la strada polverosa, era allo scoperto, ma la meta non era lontana, quando sentì un rumore di ruote, girò il capo e una camionetta con due tedeschi alla guida avanzava a zig zag e più si avvicinava e più la puntavano….impaurita si mise a correre piano, seguì una sgommata e una frenata, si voltò preoccupata e i due gli facevano cenni di alt…ma si vedeva lontano un miglio che erano ubriachi. Adriana prese a correre ma i due uomini la inseguirono, ora non correva più, volava con la velocità di un ghepardo, cercava di seminarli, ma li sentiva sempre più vicini. Terrorizzata si buttò nel campo di girasoli e sempre correndo si faceva largo tra loro, non sentiva ne i graffi, ne il dolore alle caviglie, i capelli avevano perso i nastri e sciolti volavano con lei. Come una preda braccata, non vedeva più nulla, aveva perso l’orientamento steli e steli di girasoli gli impedivano il cammino, con lo sguardo impaurita cercava una via d’uscita.Se avesse potuto osservare dall’alto si sarebbe accorta che il campo stava per terminare e avrebbe trovato il mulino, ma non poteva i girasoli a lei intorno formavano una prigione dove era quasi impossibile evadere. I fruscii vicini non presagivono niente di buono, avrebbe preferito fossero serpenti, ma erano inevitabilmente peggio. Un metallo duro la colpì alla nuca,  si sentì mancare, i due tedeschi la lasciarono cadere a terra, erano due ragazzoni biondi, sudati, lei ne percepiva l’odore acre misto all’alcool, la guardavano come fosse stata una bestiola, un ghigno stampato sui loro visi ne esprimeva la ferocia con la quale si preparavano al sacrificio dell’agnello sull’ara, per un dio spietato la guerra.Il sole stava tramontando, ancora alto mandava una luce rossa, i girasoli con le corolle rivolte all’insù lo guardavano, come per non vedere sotto di loro cosa accadeva.Fu immobilizzata, denudata dalla vita in giù, non sentiva più nulla,aveva solo negli orecchi le voci straniere concitate dei due balordi che si contendevano il primo stupro. Ancora parole, parole….poi due spari secchi, fulminanti, i soldati stramazzarono al suolo mentre due teste calve uscivano dal fogliame, le donne del campo, le partigiane, silenziose erano giunte al momento giusto, dai visi sporchi di nero, i loro occhi brillavano  esprimendo… tutto il loro odio.

Mirella   Narducci

Published inracconti

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