“II telefono suonò poco prima della mezzanotte. Il dottor Davide Mari e sua moglie Claudia stavano dormendo. Aveva cominciato a soffiare un vento teso, freddo, piovigginava. La donna dormiva sdraiata sul fianco sinistro. Ci vollero tre squilli prima che aprisse gli occhi. Suo marito russava. Si Davide russava alla grande e questo voleva dire che era sprofondato in un sonno profondo inconsapevolmente preda di un sogno. Non era più nel suo letto vicino a sua moglie ma in una di quelle feste tra amici, tre o quattro coppie che avevano deciso di volersi divertire a tutti i costi. Anche lui e la sua Claudia nonostante i tesi rapporti volevano annegare ogni contrarietà con buon cibo e gli amici di sempre. Per l’occasione avevano preparato una cena favolosa e ordinato una cassetta di vino speciale. Tutto procedeva bene ma l’effetto del vino dava i suoi frutti amari, si iniziò un gioco chiamato della verità, non ci si poteva sottrarre, sarebbe stato come affermare di avere segreti. Tutti i cellulari vennero lasciati sul tavolo. Non fu una bella idea, fra le coppie compresi noi si istaurò un disagio comprensibile anche se io ero tranquillo come un angioletto. Stranamente mia moglie era agitatissima, che nascondesse qualcosa? La coppia che aveva iniziato il gioco era già ai ferri corti, dalle loro bocche uscivano rospi mai digeriti, sputavano sentenze e veleno, ne fummo tutti contagiati. Matrimoni consolidati sotto i fiumi dell’alcool si sgretolavano. Claudia era andata in cucina con la sua amica più cara per consolarla e far sparire le lacrime dal suo viso preparando budini dolci per calmare gli animi degli amici stravolti dall’esito di quel gioco. Tornate in sala da pranzo, gli occhi furono tutti per quei deliziosi budini con la ciliegina sopra. Nel distribuirli non sfuggi agli occhi attenti, che a un budino mancava la ciliegina, frettolosamente la nostra amica spiegò che era destinato al marito perché detestava le ciliegie. Il dessert mise di buon umore, ma un repentino malore di chi aveva mangiato il dolce senza ciliegia fece piombare ombre scure e panico. La sirena di una ambulanza si udì chiara e forte…ma per me non fu altro, che il suono della sveglia che dopo tre lunghi squilli mi trovò seduto sul letto con mia moglie accanto. Avevo sognato un delitto perfetto, con i testimoni, il movente della gelosia, e il rischio che la tragedia poteva prendere una piega diversa ed essere io la vittima designata e magari per mano di mia moglie, un assassina! Ormai sveglio vidi il sorriso disegnato sul viso di Claudia mi tranquillizzai, al telefono era mia suocera che chiamava per assicurarsi che eravamo in casa ricordandoci per l’ennesima volta che eravamo a pranzo da lei. Pioveva ancora… scivolai sotto le coperte e mi addormentai sereno.
Mirella Narducci
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