Quel borgo vecchio
chissà da quanti anni
apre la porta a quel viottolo
che a lui conduce.
Un piccolo rio rinfresca la terra.
L’ ibisco annuncia
la fine dell’inverno.
La borgata antica
ancor fregiate ha le vecchie mura.
Insegna tremolante al vento
un boccale indica sicuro una cantina.
Un incudine è la fucina d’un fabbro.
Vicoli stretti serpeggiando
cingono le case.
Angoli semi illuminati a tratti
dal sole mostrano statuine
levigate dal vento con volti di Santi.
Le stradine come pagine scritte
mi raccontano la storia di questo borgo.
Di cose nascoste negli anni trascorsi.
Un tempo era vivo, oggi è addormentato
abbandonato, prigioniero d’un maleficio
che non lo sveglia al grido degli uomini.
Sopra i suoi tetti si apre il cielo
dove corrono le nuvole
anche loro inventano figure:
Un veliero, una mano, un capretto
e a te non rimane che sognare.
Mirella Narducci
Be First to Comment