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NERONE er bullo del Foro

Sull’entrata d’una trattoria romana, imperava la scritta “Da Nerone er poeta”. Di poetico c’era soltanto un bel piatto di pajata coi rigatoni al sugo, che resuscitava i morti. Nerone nel quartiere lo conoscevano tutti. Aveva frequentato la scuola fino alla terza media, non aveva aspirazioni gli piaceva scrivere qualche rima, che proponeva ai suoi avventori, che brilli applaudivano cosi per compiacenza. Provarono a dirglielo che non era il caso di continuare a declamare le sue opere ma lui li rabboniva con qualche bicchiere di vino in più. Nerone non era un tipo raccomandabile, aveva fatto piangere più di qualcuno. Solo con le donne era una giuggioletta, anche se aveva un po di pancetta aveva avuto belle e prosperose signore. Con l’ultima si era quasi accasato, aveva due tette da sballo si chiamava Poppea. Molto bella dai gusti raffinati, Nerone era pazzo di lei, le perdonava tutto anche quella mania che aveva di fare il bagno nel latte e per giunta d’asina. Gli costava un botto di soldi, aveva provato a mischiare latte di mucca allungato con l’acqua ma era stato scoperto.Come già detto non era uno stinco di santo, si vociferava che le donne con lui duravano poco. Nerone era un Barbablù dei tempi nostri. La trattoria andava benone vi aveva aggiunto un forno a legna, incurante del caldo passava ore a guardare il fuoco con occhi da folle. Era un intoccabile protetto da bande mafiose che gli permettevano qualsiasi prepotenza. Nerone era un fior di delinquente che dietro a code alla vaccinara, grice, e carbonare faceva loschi traffici. Un giorno forse per uno sgarro, i suoi nemici pensarono di metterlo nei guai. Una sera entrò nel locale la polizia e lo venne a prelevare con l’accusa di aver incendiato la pineta di Castel Fusano e di altri numerosi focolai. L’avevano riconosciuto, c’erano i testimoni (naturalmente falsi). Ma questo bastò per farlo carcerare, inutile fu la sua difesa, era stato incastrato. Fu rinchiuso non so per quanto tempo in prigione, nei corridoi di Regina Coeli voci al suo passaggio lo sfottevano “A Nerone…co sto nome se non te fermavano bruciavi pure Roma.”

Mirella Narducci

Published inracconti

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