Un sogno strano
ma molto persuasivo.
Nell’opacità dell’oblio
distinguo tre porte.
Curiosa con cautela
apro la prima
è la camera dell’infanzia.
Mi vengono incontro
le meraviglie, i giochi
dell’età fanciulla.
Appena in tempo
la stanza si oscura
non più balocchi
e magiche favole.
Lo sguardo si posa
sulla seconda porta.
Ormai la vista affinata
vede fin dentro il cuore umano
un mondo pieno di miserie
di lotte dove l’età matura
si destreggia nel pieno della sua forza.
La terza e ultima porta
faccio fatica ad aprirla.
Camera cosi poco illuminata
piena di cose abbandonate, usate
ognuna di queste fa trepidare il cuore.
E’ la stanza dell’ingrata vecchiaia
non ci sono specchi, ne frastuoni.
L’antica sedia a dondolo scricchiola
vi aleggia un silenzio di pace.
Accendo la luce per far lume
e riconosco la camera.
La vita ha attraversato le stanze.
Nel sogno le ho rivisitate
e sono rimasta in pensierosa attesa..
Mirella Narducci
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