Mi chiamo Danilo ho 55 anni, la mia adolescenza l’ho dissipata commettendo piccoli reati, oggi non mi do pace per aver buttato via gli anni più belli. Vorrei lasciarmi tutto alle spalle e ricominciare una nuova vita. Il carcere aveva chiuso i cancelli, ero dentro per pagare gli errori fatti in quel passato ormai perduto. Mi sentivo un riccio dalla cui fessura fuoriesce la castagna, avevo bisogno di una mano che mi aiutasse ad uscire dall’oscurità. Molto dipendeva da me dovevo fare una scelta, trovare in quei giorni di prigionia il modo di recuperare il senso della vita. Anelavo al perdono e Dio solo sa quanto dentro queste mura si ha bisogno di Misericordia che è pane, vita, tutto. Si… Misericordia è la parola chiave, che mi ricordava quando ero bambino alla prima comunione, questa è senz’altro la scelta giusta per ridare dignità ad un uomo che ha sbagliato ma pentito chiede solo di essere perdonato. Ancora avevo molto da lavorare su di me, ma in qualche modo dovevo cominciare e questa era la strada giusta. Dovevo farcela, una famiglia per bene mi aspettava fiduciosa, due figli, una moglie che nonostante tutto mi erano stati vicini, non potevo deluderli. La mia scelta significava un percorso difficile in questo luogo di pena ma preferibile al suicidio che avevo tante volte considerato. Il pensiero di farmi vedere diverso dai miei cari mi dava la forza di andare avanti e quella che mi sembrava una luce lontana, irrangiungibile improvvisamente squarciò il buio e l’amore che non conoscevo oltrepassò le sbarre e mi fece conoscere la Misericordia. Mi convinsi che scegliendo la buona condotta e il pentimento sarei stato traghettato nella luce dell’eternità. Piansi rileggendo questa mia lettera perché anch’io oggi so cos’è l’amore!
Mirella Narducci
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