In quel lago nel verde
un cigno leggiadro
scivolava lento.
Delizia per gli occhi
il suo andare,degno ornamento
di regine si specchiava nell’acqua.
Funesto il giorno che il lago
prosciugò, si tramutò in arida zolla.
Il cigno ferì i piedi palmati
raspando il secco rigagnolo
bruciato, dal torrido caldo assassino!
Le bianche piume strascinava al suolo
aprendo appena il becco bagnando convulso
le ali nella polvere.
Esausto in posa di covata reclinò il capo
mentre gli occhi cercavano una folgore
in cielo,speranza di pioggia e di vita.
Mirella Narducci
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